TRANSUMANZA

QUESTO BLOG E' IN VIA DI SUPERAMENTO. NE STIAMO TRASFERENDO I POST MIGLIORI SUL SITO DI VIVEREALTRIMENTI, DOVE SEGUIRANNO GLI AGGIORNAMENTI E DOVE TROVATE ANCHE IL CATALOGO DELLA NOSTRA EDITRICE. BUONA NAVIGAZIONE!

venerdì 30 gennaio 2009

Il discorso di Benares.

Dopo la lezione sul buddhismo di lunedì credo possa essere interessante riportare il primo discorso del Buddha dopo la sua esperienza di "comprensione" (bodhi) o "illuminazione". Questa ha avuto luogo a Bodhgaya, nell'attuale stato del Bihar (India), sotto un albero sacro: il Ficus Religiosa. In un prossimo post spenderemo qualche parola in più sull'albero e sulla "comprensione" di Gautama Siddharta. Oggi cerchiamo di compiere un vertiginoso salto spazio-temporale, ritrovandoci nel Parco delle gazzelle, appena fuori Benares, in quello che attualmente è il sobborgo di Sarnath. Siamo, grossomodo, nel 528 a.C. (difficili essere precisi con le date quando si parla di India) ed il posto è, indiscutibilmente, un "ombellico del mondo", dove ogni ricercatore spera di trovare un maestro o dei discepoli, dove pionieri di prospettive filosofiche possibili o impossibili si sfidano a duello dialettico.
Gautama Siddharta, fresco di "comprensione" (dunque da poco meritevole del titolo onorifico di Buddha: colui che ha compreso), vi ritrova i 5 asceti con cui aveva trascorso molto tempo in severissima ascesi, che lo avevano onorato come un maestro per poi abbandonarlo indignati quando lui accettò del cibo da una donna, a Bodhgaya, evitando in questo modo di soccombere agli eccessivi rigori digiunisti.
Di fronte a loro tiene questo suo primo sermone, in pali Dhammacakkappavattanasutta: "il discorso per mettere in movimento la ruota del dharma", enunciando ed argomentando le quattro nobili verità ed insegnando la "via di mezzo".
I cinque vecchi condiscepoli chiedono di essere ordinati monaci e, a seguito della risposta affermativa del Buddha, nasce, accanto al primo gioiello del buddhismo (lo stesso Buddha) ed al secondo (il dharma), il terzo gioiello (il sangha, letteralmente sarebbe l’equivalente di ecclesia ma viene speso reso, in italiano, con il termine "assemblea"): la comunità monastica.
Nel luogo del Dhammacakkappavattanasutta, nel Parco delle gazzelle di Sanrnath, è stato eretto il Dhamekh Stupa(nella foto), ancora oggi meta di pellegrinaggi di buddhisti da tutto il mondo.
La seguente versione del Discorso di Benares è stata ripresa dal sito www.gianfrancobertagni.it.


Namo Tassa Bhagavato Arahato Sammasambuddhassa

1. Questo é quanto ho udito. (Evam me sutam.)
C'era una volta (in un certo tempo) (ekam samyam) il Sublime (bhagava) che dimorava presso Benares (Varanasi) (baranasiyam), nel luogo di Isipatana (isipatane) ,nel Parco dei Cervi o Gazzelle (migadayo).
Lí il Sublime si diresse a un gruppo di cinque monaci, asceti .

2. Due a mio avviso sono, o monaci (bikkhave), i fini estremi(anta) della vita ascetica (pabbajitena) da non perseguire.
Quali sono?
Costantemente attaccato ai piaceri sensuali(kamesukhallikanuyoga), ció é basso(hino), volgare(gammo), ordinario(pothujjaniko), innobile (anariyo) e senza utilitá di bene (anatthasamhito);
quali altri? percuotersi, auto-mortificazione(attakilamathanuyogo), ció é doloroso (dukkho), innobile e senza utilitá.
Questo di questi, o monaci, non praticando ha realizzato la via di mezzo (majjhama patipada) il Tathagata , che genera la visione (cakkhukarani), che genera la saggezza (ñanakarani), porta la calma (upasamaya), porta la sapienza (abhiññaya), porta l'illuminazione (sambhodaya), porta il Nirvana (nibbana) .
3. Quale é la (sa), o monaci, linea di condotta (patipada) giusta, media(majjhama) che il Tathagata ha scoperto e che genera la visione, genera la saggezza, porta la pace, porta la sapienza, porta l'illuminazione, porta il Nirvana?
Questo! Il nobile ottuplice sentiero (ariyo atthangiko maggo) proprio cosí:

(pañña) saggezza

Retta Opinione,(sammaditthi)
Retto Pensiero, (sammasankappo)

(sila) moralitá

Retta Parola, (sammavaca)
Retta Azione, (sammakammanto)
Retta Vita, (sammaajivo)

(samadhi) concentrazione

Retto Volontá, (sammavayamo)
Retta Attenzione (sammasati)
Retta Concentrazione.(sammasamadhi)

Questo é la, o monaci, linea di condotta (patipada) giusta, media(majjhama) che il Tathagata ha scoperto e che genera la visione, genera la saggezza, porta la pace, porta la sapienza, porta l'illuminazione, porta il Nirvana.

4. In questo e adesso (idam kho pana), o monaci,
la Nobile Veritá del Dolore(dukkham ariyasaccam):
la nascita(jatipa) é dolore, la vecchiaia(jarapi) é dolore, la malattia(vyadhipi) é dolore, la morte (marananpi) é dolore ,
unirsi(sampayogo) con cose non gradevoli é dolore, separarsi(vippayogo) da cose gradevoli é dolore, il non ottenere ció che si desidera é dolore
e pure i seguenti cinque aggregati di attacamento, di coesione all/dell'esistenza (pañcupadanakkhandha).

5. In questo e adesso ,o monaci, la Nobile Veritá dell'Origine del Dolore/
del Dolore Originato (dukkahasamudayo ariyasaccam):
È la brama(tanha) che produce nuove rinascite (ponobhavika), che assieme al piacere e la passione trova sempre godimento tanto quí che tanto lá. Sarebbe a dire il desiderio dei sensi (kamatanha), la sete dell'esistenza (bhavatanha) e l'attaccamento alla non-esistenza (vibhavatanha).

6. In questo e adesso , o monaci, la Nobile Veritá della Cessazione del Dolore
(dukkhanirodho ariyasaccam):
É la totale estinzione e cessazione di questo medesimo desiderio e il suo abbandono(tanhaya asesaviraganirodho cago), la sua rinuncia (patinissaggo), il liberarsi da questo medesimo (mutti), la sua avversione (analayo).

7. In questo e adesso , o monaci, la Nobile Veritá del Sentiero che Conduce alla Cessazione del Dolore (dukkhanirodhagamini patipada ariyasaccam):
In questo Nobile Ottuplice Sentiero, proprio cosí:

Retta Opinione
Retto Pensiero,
Retta Parola,
Retta Azione,
Retta Vita,
Retto Volontá,
Retta Attenzione
Retta Concentrazione

8. Questa é la Nobile Veritá del Dolore. Proprio cosí(me), o monaci, in relazione a cose anteriormente a me sconosciute, sorse la visione(cakkhum udapadi), originó la conoscenza(ñanam u.), sorse la saggezza(pañña u.), originó la sapienza(vijja u.) e venne la luce(aloko u.).

9. Questa Nobile Veritá del Dolore deve essere intesa (pariññeyyanti). Proprio cosí, o monaci, in relazione a cose anteriormente a me sconosciute, sorse la visione, originó la conoscenza, sorse la saggezza, originó la sapienza e venne la luce.

10. Questa Nobile Veritá del Dolore é stata intesa(pariññatanti). Proprio cosí, o monaci, in relazione a cose anteriormente a me sconosciute, sorse la visione, originó la conoscenza, sorse la saggezza, originó la sapienza e venne la luce.

11. Questa é la Nobile Veritá dell'Origine del Dolore. Proprio cosí, o monaci, in relazione a cose anteriormente a me sconosciute, sorse la visione, originó la conoscenza, sorse la saggezza, originó la sapienza e venne la luce.

12. Questa Nobile Veritá dell'Origine del Dolore deve essere sdradicata. Proprio cosí, o monaci, in relazione a cose anteriormente a me sconosciute, sorse la visione, originó la conoscenza, sorse la saggezza, originó la sapienza e venne la luce.

13. Questa Nobile Veritá dell'Origine del Dolore é stata sdradicata. Proprio cosí, o monaci, in relazione a cose anteriormente a me sconosciute, sorse la visione, originó la conoscenza, sorse la saggezza, originó la sapienza e venne la luce.

14. Questa é la Nobile Veritá della Cessazione del Dolore .Proprio cosí, o monaci, in relazione a cose anteriormente a me sconosciute, sorse la visione, originó la conoscenza, sorse la saggezza, originó la sapienza e venne la luce.

15. Questa Nobile Veritá della Cessazione del Dolore deve essere realizzata. Proprio cosí, o monaci, in relazione a cose anteriormente a me sconosciute, sorse la visione, originó la conoscenza, sorse la saggezza, originó la sapienza e venne la luce.

16. Questa Nobile Veritá della Cessazione del Dolore é stata realizzata. Proprio cosí, o monaci, in relazione a cose anteriormente a me sconosciute, sorse la visione, originó la conoscenza, sorse la saggezza, originó la sapienza e venne la luce.

17. Questa é la Nobile Veritá che Conduce alla Cessazione del Dolore. Proprio cosí, o monaci, in relazione a cose anteriormente a me sconosciute, sorse la visione, originó la conoscenza, sorse la saggezza, originó la sapienza e venne la luce.

18. Questa Nobile Veritá che Conduce alla Cessazione del Dolore deve essere praticata. Proprio cosí, o monaci, in relazione a cose anteriormente a me sconosciute, sorse la visione, originó la conoscenza, sorse la saggezza, originó la sapienza e venne la luce.

19. Questa Nobile Veritá che Conduce alla Cessazione del Dolore é stata praticata. Proprio cosí, o monaci, in relazione a cose anteriormente a me sconosciute, sorse la visione, originó la conoscenza, sorse la saggezza, originó la sapienza e venne la luce.

20. Mentre, o monaci, la conoscenza e la visione profonda rispetto a queste Quatro Nobili Veritá nella loro realtá dei tre modi e dodici aspetti non mi furono totalmente pura, non rivelai a tutto il mondo con le sue divinitá, ivi Mara e Brahma, e all'umanitá con i suoi asceti, brahmini, e uomini che ho realizzato correttamente in me la incomparabile illuminazione(anuttaram sammasambodhim).

21. Quando, o monaci, la conoscenza e la visione profonda rispetto a queste Quatro Nobili Veritá nella loro realtá dei tre modi e dodici aspetti mi fu totalmente pura, allora rivelai a tutto il mondo con le sue divinitá, ivi Mara e Brahma, e all'umanitá con i suoi asceti, brahmini, e uomini che ho realizzato correttamente in me la incomparabile illuminazione.
E sorse in me la conoscenza e la profonda visione: Irriversibile é la liberazione della mia mente.
Questo é la mia ultima nascita. Non c'é una nuova esistenza

22. Cosí quanto disse il Sublime. I cinque monaci si rallegrarono delle parole del Sublime.

mercoledì 28 gennaio 2009

La comunità della settimana: Federazione di comunità di Damanhur

Damanhur è l’esperienza comunitaria con il maggior numero di membri in Italia (oltre 600, di cui 138 bambini). Allo stesso tempo è la più complessa, al punto che si è considerata una città-stato con bandiera e moneta proprie. Continuando sull’onda dei primati, l’esperienza di Damanhur -che ha avuto inizio nel 1975- è anche una delle più antiche nel nostro paese. Viene anche definita una “comunità acquariana” -al pari del vicino Villaggio Verde- ed ha un indiscusso leader carismatico: Oberto Airaudi. L’idea di fondare una “città del sole” (Damanhur significa “città della luce” ed è ripreso da quello di un’antica città egizia dedicata ad Horus -dio della mitologia- abitata da esoteristi) prende corpo nell’ambito di un centro esoterico di Torino (Centro Horus), fondato da Airaudi e Benedetto Lavagna. Il luogo su cui avviare il progetto comunitario, nel comune di Baldissero Canavese in Valchiusella, non viene scelto casualmente; è un punto di convergenza di importanti “linee sincroniche”. Queste costituirebbero un reticolo energetico che avvolgerebbe il pianeta terra e lo unirebbe all’universo attraverso nove linee maggiori verticali, nove linee maggiori orizzontali e altre linee minori. Queste forze energetiche, che la scienza moderna non sa ancora misurare, ma che i cinesi chiamavano già la “schiena del drago”, trasporterebbero idee, conoscenze, modi di pensare, forme di vita. La Valchiusella (la celtica Val di Chy, come la chiamano i damanhuriani) era, del resto, una vallata ricca di ritrovamenti archeologici; primo fra tutti il “sentiero delle anime”, un complesso sistema di sentieri di montagna ricchi di incisioni rupestri riferiti a riti e funzioni apotropaiche. Nel 1980 vengono eletti, a Damanhur, un governatore e cinque ministri. L’anno successivo si dotano della bandiera e della propria valuta interna: il credito, l’unica utilizzabile nel proprio territorio. Parallelamente aumenta il numero di residenti, al punto che la comunità si dota anche di una propria scuola interna (materna ed elementare). Nel 1989 i cittadini damanhuriani sono più di trecento, decentrati in tre comunità: la capitale Damjl, Tentyris ed Etulte, i cui edifici vengono riscaldati in maniera quasi del tutto autonoma. Nello stesso periodo si raggiunge anche una parziale autonomia riguardo alla produzione di energia elettrica. Oggi, stando ai dati del sito ufficiale, si contano oltre 60 attività economiche e di servizio. Cito: “La maggior parte sono cooperative, riunite in un consorzio, che garantisce la qualità dei loro prodotti, realizzati seguendo principi etici ed ecologici. Le attività damanhuriane spaziano in molti settori: laboratori d’arte -lavorazione del vetro, pittura, scultura, restauro-, ristorazione ed agriturismo, informatica, editoria, ricerca terapeutica, bio-architettura e bio-edilizia”. Il grande dinamismo di Damanhur, il suo incremento demografico, la sua valorizzazione di antichi mestieri e della produzione artistica stanno portando benessere e vitalità nell’area circostante, i cui indici di depressione ed invecchiamento, a quanto scrive il sociologo Luigi Berzano, sono alti ed allarmanti. L’agricoltura viene praticata su circa 80 ettari di terreno, seguendo criteri rigorosamente biologici e copre circa il 50% del fabbisogno alimentare dei damanhuriani. Vengono allevati caprini, suini, bovini ed alcune specie ittiche. Si producono ortaggi, frutta, latte e latticini, cereali, vino, olio e miele. È inoltre attiva una banca dei semi per il recupero e la conservazione della biodiversità. Considerando ancora gli aspetti ecologici: A) Molti cittadini damanhuriani sono attivi, da anni, sul versante del recupero ambientale, partecipando, in collaborazione con l’Università di Torino, ad un programma di riforestazione delle aree circostanti.
B) Viene profuso molto impegno per il conseguimento dell’autosufficienza energetica. Cito dal sito: oggi, la Federazione è autosufficiente al 50% per le acque sanitarie grazie ad impianti di pannelli solari; al 25% per l’elettricità attraverso impianti fotovoltaici; al 90% per il riscaldamento a legna, ricavata dalla cura dei boschi. C) Particolare attenzione viene rivolta alle realizzazioni di bioedilizia, volte al recupero ed al risparmio energetico con la realizzazione di edifici in armonia con l’ambiente naturale, ponendo molta attenzione ad ogni passaggio del processo costruttivo e di reperimento dei materiali. Oggi Damanhur si definisce un’eco-società con una propria stuttura sociale e politica in continua evoluzione. Da un punto di vista abitativo i damanhuriani sono organizzati in 44 nuclei comunitari, in ognuno dei quali vivono una ventina di persone distribuite in “case comuni”. Gli spazi privati sono garantiti dal fatto che coppie e singoli di ogni nucleo hanno diritto ad una propria stanza, mentre bagni cucine ed altri locali sono generalmente in condivisione. Il pensiero damanhuriano e le sue molteplici fonti di ispirazioni trovano espressione anche in una università interna, l’Olami Damanhur. I suoi corsi si basano sull’insegnamento di Airaudi e sono tenuti da insegnanti damanhuriani con un lungo background di studio ed esperienza sul campo. Damanhur, del resto, è in grado di formare anche i più piccoli con una “scuola familiare” che oggi ha circa 19 anni di vita ed offre un percorso formativo fino ai tredici anni di età. La scuola damahuriana viene frequentata da circa 70 allievi, di nazionalità ed età diverse.

Federazione di Comunità di Damanhur
Via Pramarzo 3, 10080, Baldissero Canavese (TO)
Tel. 0124512226, fax 0124512371
E-mail federation@damanhur.org
sito internet www.damanhur.org


Prossimo appuntamento a Damanhur

Il 28 febbraio 2009 presso il Centro Congressi Adriano Olivetti — Damanhurcrea — Via Baldissero, 21 10080 Vidracco (TO) (tel. 0125.789999) si terrà il convegno Economia reale e di carta. Analisi e alternative alla crisi.
Ne anticipiamo qui una breve presentazione:

Nel 1968 Robert Kennedy tenne un discorso all'Università del
Kansas: "Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base
dell'indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del
Prodotto Interno Lordo. Il PIL non comprende l'inquinamento
dell'aria, cresce con la produzione di missili e testate nucleari.
Non tiene conto né della giustizia dei nostri tribunali né del-
l'equità dei rapporti fra noi. Non misura il nostro coraggio, la
nostra saggezza e la nostra conoscenza. Misura tutto, eccetto
ciò che rende la vita degna di essere vissuta”.
Quarant'anni dopo, la crisi finanziaria mondiale mostra quanto
siano fragili i sistemi economici attuali, fondati su una ricchezza
solo apparente, che non si trasforma in beni e servizi reali per la
gente, ma serve solo ad innescare circuiti speculativi, fondati su
denaro tutto virtuale.
Il convegno affronta questo importante tema, spiegando come
in Italia questo sistema perverso sia stato incoraggiato e soste-
nuto con leggi studiate per favorirlo e per eliminare le responsa-
bilità civili e penali che derivano dalla speculazione, e lo pone a
confronto con il modello scelto dalla Federazione di Damanhur,
in cui l'economia è al servizio della qualità della vita individuale
e collettiva.

Relatori
Antonio Bernini: Presidente Conacreis - Damanhur;
Gianluigi De Marchi: Giornalista de “La Stampa”;
Alberto Filetti: Dottore in Economia - Damanhur;
Giovanni Carlo Fiorucci: Dir. scientifico Centro Congressi A.Olivetti - Damanhur;
Bruno Tinti: Magistrato;
Marco Travaglio: Giornalista e scrittore.

Moderatore
Giovanni Bracco: Capo Redazione romana de “Il Sole 24 ORE”.

28.02.2009 - dalle 14.00 alle 19.30
www.creaconvegni.it

lunedì 26 gennaio 2009

Una lezione sul Buddhismo.

In apertura di settimana un nuovo post per una nuova sezione: "conoscenza". La scelta di vivere altrimenti si avvale spesso di spunti e principi ispiratori. La conoscenza, nel senso migliore, più caldo (potremmo anche dire "sensuale") del termine, per come non ce l'hanno fatta odiare nelle scuole, può dunque essere una buona freccia al nostro arco. Per inaugurare questa nuova sezione ho recuperato, nella soffitta del mio hard-disk, alcuni appunti di un'interessante lezione di Mariangela Falà, a suo tempo presidente dell'UBI (unione Buddista Italiana).
E' una bella panoramica sulla filosofia buddhista. Inutile dire che anche per questa nuova sezione del blog-magazine sono gradite le vostre segnalazioni. Senza mettere alcun limite, in questa sezione si tratterà soprattutto di filosofia, storia delle religioni, psicologia, sociologia e affini...
Mariangela Falà:


Buddhismo è un neologismo del 1800, utilizzato per la prima volta nel 1825 in ambito francese.
La tradizione del Buddha viene normalmente definita Dharma; termine dai complessi e diversificati significati.
Il Dharma può essere l’esperienza stessa del reale o la realtà fondamentale dell’esistente o la realtà esperienziale.
Il buddismo viene spesso definito come un’ortoprassi piuttosto che come un’ortodossia. Vi è, difatti, una maggiore attenzione alla pratica piuttosto che alla teoria.
Ogni tradizione in seno al buddismo ha creato delle realtà profondamente diverse.
Il nucleo essenziale del buddismo è formato dalla esperienza del Buddha espressa nelle 4 nobili verità.
Il buddismo ha poi trovato un arricchimento del suo nucleo rigido, a seconda delle zone in cui attecchì.
Vi sono sostanzialmente tre differenti categorie di scuole nel buddismo:
una in sud-est asiatico, una nell’area di Cina-Corea-Giappone e l’altra presente sull’altopiano himalayano, un po’ in Mongolia ed in alcune isole del Giappone.
Nelle scuole del sud-est asiatico l’attenzione viene posta sulla vita monastica.
Nelle scuole del nord (in Cina, Corea, Giappone) la capacità di ognuno di arrivare al risveglio è più ampia. Il ruolo del laico è maggiormente considerato al punto che può arrivare a trasmettere la dottrina.
Il periodo in cui il Buddha si trova ad operare è a cavallo tra il 500 ed il 400 avanti Cristo, in un momento particolarmente vivo riguardo lo spirito della ricerca della verità. Nello stesso periodo abbiamo, infatti, Lao Tzu, i profeti in Israele e la nascita della filosofia greca.
Le quattro nobili verità costituiscono il nucleo rigido di tutte le tradizioni buddiste. Si tratta di affermazioni che il Buddha ricava dalla sua esperienza e che, come tali, ritiene reali.
Le quattro nobili verità sono la realtà stessa.
Oggi al termine verità si preferisce per il suddetto motivo il termine realtà; in quanto “l’esperienza stessa che il Buddha ha vissuto”.
Buddha era inizialmente perplesso circa l’eventualità di trasmettere gli insegnamenti da lui raggiunti. Oggi stesso esistono alcuni illuminati che se ne vanno a vivere solitari nelle foreste.
Le quattro nobili realtà emergono dal discorso del Buddha di Benares:

1) La nobile realtà del malessere esistenziale. Si tratta della realtà della sofferenza che ha dato adito a talune interpretazioni eccessivamente negative. Il buddismo sfugge sia il pessimismo che l’ottimismo. Si definisce realista.
La prima nobile verità afferma che anche nei momenti più felici c’è, in questa stessa situazione, una sottile insoddisfazione, dovuta al fatto che qualunque momento di felicità ha in se stesso la natura della propria fine. Quindi, dice il Buddha, il nostro malessere nasce dalla mancata accettazione, da parte nostra, del corso “parabolico” di ogni evento. Ogni uomo, di fronte ad un momento felice, vorrebbe viverlo in eterno. Tale desiderio, però, viene necessariamente frustrato. Qualunque stato d’animo ha dunque in se stesso la natura del cambiamento. Tutto scorre (Panta rei) e tuttavia è per noi più facile vedere tutte le cose scorrere tranne noi stessi. Nel momento in cui vedo il fiume scorrere sono io stesso che scorro. Questa è la realtà profonda che il Buddha ha sperimentato vivendo come tutti noi. Il Buddha storico appartiene ad una casta nobile di un piccolo regno. Nei primi testi noi ne vediamo la perfetta umanità. Soffre, ha dei dolori, la dissenteria ed ha un figlio, Raula che rappresenterà il maggiore ostacolo quando questo giovane dovrà lasciare la casa ed i familiari. In questa sua storia umana lui ha sperimentato il cambiamento della felicità e la mancata accettazione dello stesso.

2) La seconda nobile realtà riguarda la causa di tale malessere. L’origine del malessere viene identificata nella tendenza a volere fermare le cose per appropriarsene. Il nostro problema fondamentale è dunque l’appropriazione, il desiderio continuamente frustrato. L’eziologia del malessere è identificata con la nostra spinta a possedere. La cura consiste nel lavorare nel modo contrario.

3) La terza nobile realtà è la seguente: è possibile fermare questo nostro modus mentale e trasformarlo, evitando così di trasformare la realtà. La via del Buddha non prevede dunque un intervento sulla realtà esterna, che percepiamo con tutto il nostro bagaglio di esperienza, desiderio eccetera. Il nostro movimento “appropriativo” può trasformarsi nel suo contrario, nel non prendere e nell’essere semplicemente; questo è stato identificato con il risveglio, il Nirvana.

4) La quarta nobile realtà rappresenta la “terapia”. È la realtà dell’ottuplice sentiero, ovvero la trasformazione dell’esperienza che con il Buddha ha avuto inizio. È un sentiero unico perché l’esperienza è unica. All’interno di questo sentiero il Buddha ha identificato taluni aspetti che possano aiutare chi decide di percorrerlo. La via consiste nel lavorare giorno per giorno, cercando di raggiungere la completezza della trasformazione spirituale che può avvenire attraverso una pratica continua.

Esitono tre grandi aspetti:

A) Comportamento etico;
B) Lavoro su se stessi;
C) Comprensione profonda, non logico-discorsiva ma attraverso l’apprendimento esistenziale che può basarsi sullo studio dei testi,sulla logica e si basa su uno studio portato al limite estremo dello stress, tale che all’apice della tensione se ne veda il limite e lo si trascenda. A quel punto avverrebbe quella comprensione determinata non dalla logica ma dal tirare all’estremo la corda dello stress sino al punto di rottura.

Ogni parte è legata all’altra; l’etica alla contemplazione, alla comprensione. Va poi prestata attenzione all’interrelazione dei fenomeni. La mia realtà non è tale se non la considero composta da innumerevoli fenomeni interrelati tra di loro. La realtà è una realtà di relazione, formata di nulla, diranno alcune scuole; approccio che la fisica odierna ritiene attendibile. Nulla esiste separato dal resto. Tutto esiste in reciproca relazione.
Noi non siamo separati, ma in relazione continua; cosa che non vogliamo concepire. La nostra è un’autonomia relativa. Viene negata la nostra separatezza dal resto. Il mondo è una rete molto complessa in cui ogni angolo è come un ologramma che riflette tutto il resto. Il passaggio successivo sta nel riuscire a sperimentare questa profonda unità. La separazione soggetto-oggetto è illusoria. Gli aspetti del comportamento etico, della contemplazione e della comprensione devono coagire per poter diventare quell’acqua che scorre e metterci in condizione di non starcene più sulla riva. Occorre perseveranza. La possibilità della liberazione non è appannaggio di alcuni ma è accessibile a tutti.
Lo stato di Buddha, secondo l’insegnamento di molte scuole, è già presente in noi. Dobbiamo solo riuscire a disgelarlo. Buddha si definì un essere umano che, in quanto tale, riuscì ad avere una esperienza profonda della realtà e sostenne che tutti gli altri esseri umani possono, parimenti, avere. Sono dunque tutti sacri e tutti sacerdoti. A tutti è permesso un rapporto diretto con il sacro, senza la necessità di mediatori.
A fronte di questo non esiste alcuna differenza fra un uomo libero ed uno in schiavitù o fra un uomo ed una donna.
Buddha avrà successo in India e la comunità buddista si allargherà creando dei problemi. Buddha a tal proposito creerà un codice con oltre 200 regole per cercare di aggirare il problema del passaggio alla istituzionalizzazione di una esperienza esistenziale. Anche quando il Buddha viveva ci furono due scismi nella comunità ed i problemi si ampliarono alla morte del fondatore. Prendendo i testi più antichi, sicuramente il laico è di supporto al monaco. I monaci devono essere un po’ il volano trainante per i laici. Buddha non nega dio, si limita a non prenderlo in considerazione. È agnostico. Affermare o negare l’esistenza di dio è un mezzo che può aiutare qualcuno a crescere. In assoluto non ha importanza dare una risposta definitiva su tali tematiche. Buddha non proporrà mai delle definizioni nette ma dei campi di ricerca. Il buddismo è una via salvifica, fa uscire fuori dallo stato in cui viviamo e fa andare oltre.

venerdì 23 gennaio 2009

La comunità della settimana: Il Forteto.

Il Forteto è stata una realtà per lungo tempo impegnata esclusivamente a seguire le proprie complesse vicende interne e solo di recente ha deciso di aprirsi alla costellazione comunitaria italiana. L’apertura è stata senza riserve, al punto che l’incontro RIVE 2005 ha avuto luogo sui terreni della sua grande tenuta. Sono particolarmente entusiasta di quest’esperienza, non foss’altro perché coloro che la stanno vivendo “sono riusciti ad alchemizzare in una sapiente osmosi un sano spirito imprenditoriale con i migliori principi del vivere comunitario, una buona dose di realismo con una propensione a volare alto”. Oggi i membri del Forteto sono circa un centinaio, tutti assunti dalla cooperativa agricola comunitaria (impiega anche 40 dipendenti esterni). La cooperativa fattura 15 milioni di euro all’anno, esporta prodotti caseari in tutto il mondo ed è una delle maggiori produttrici, in Italia, di carne chianina. Appena arrivati sulla proprietà si incontra un grande parcheggio e subito dopo un centro commerciale che, all’interno, ha tutta l’aria di un autentico supermercato. L’offerta è particolarmente poliedrica; dai prodotti biologici, biodinamici e convenzionali a quelli del mercato equo e solidale. Parliamo dunque di una comunità ricca (abbiamo avuto modo di visitare, ad esempio, la bella villa padronale, acquisita come parte integrante della tenuta, i suoi eleganti salottini “di rappresentanza”) che riesce a cavalcare agevolmente la tigre del mercato ma ha mantenuto saldo, come accennato in apertura, un “radicale spirito comunitario”. Vediamo allora di considerare più a fondo questo aspetto non senza tracciare prima un rapido profilo storico. La cooperativa agricola “Il Forteto” si costituisce nell’agosto del ’77. È composta da un gruppo di circa quaranta giovani “sperimentatori” dell’area di Prato, coinvolti, nel caleidoscopico laboratorio di quegli anni. Sin dal principio le motivazioni non sono meramente economiche, né originano solo da uno smodato amore per la campagna, piuttosto contagioso in quel periodo storico, cupo e creativo ad un tempo. Quello che spinge i ragazzi pratesi ad abbandonare le prospettive della città è soprattutto la voglia di vivere insieme, di condividere un percorso di crescita in un contesto caldo e pulsante di vita naturale, di ridefinire il concetto di famiglia valorizzando le affinità esistenziali più dei semplici legami di sangue. Iniziano dunque a lavorare nei campi in modo avventuroso e precario, nel corso degli anni incontrano problemi anche gravi, quasi insormontabili ma non perdono il loro spirito di gruppo, al punto che del nucleo originario si ritirano “a vita privata” solo quattro persone. La maggior parte dello stipendio di ciascun socio della Cooperativa Agricola Il Forteto viene lasciato in una cassa comune per finanziare spese mediche, scolastiche, di ristrutturazione ed altro. La comunità, ad esempio, si occupa di affittare diversi appartamenti per le vacanze estive.
I minori sono complessivamente 22 e questo non in virtù di una smodata fertilità delle donne comunitarie ma di un’esplicita propensione all’accoglienza di persone in difficoltà. Molti adulti del Forteto, dunque, si son fatti dare ragazzi in affido, coerentemente con uno dei valori più sentiti nell’ambito dell’esperienza comunitaria.Un importante momento di aggregazione per i membri della cooperativa-comunità sono i pasti, che vengono consumati in una sala piuttosto grande, in grado di ospitare lunghi tavoli in legno di castagno. Dopo cena viene lasciato ampio spazio alla condivisione e questo ha un duplice effetto: organizzare, in maniera informale, il lavoro della cooperativa e lasciare modo a ciascuno di esprimere i propri pensieri ed eventuali disagi, inquietudini e soddisfazioni. Al momento di dormire uomini e donne vanno in camere separate con tre o quattro posti-letto. Questo in conseguenza di molte valutazioni, fatte nel corso di diverse assemblee, riguardo le profonde differenze tra l’universo maschile e quello femminile. Questa formula, tuttavia, non deve essere necessariamente rigida o definitiva. Nel 1998 è stata istituita, al Forteto, una fondazione che ha iniziato presto ad organizzare convegni con operatori sociali e sanitari sui temi dell’affido, dei diritti dei minori -soprattutto se svantaggiati- e delle relazioni interpersonali. Sta anche finanziando ricerche di buon livello -ad esempio quella del sociologo Giuseppe Ferroni, pubblicata dalla casa editrice Il Mulino - sugli effetti terapeutici della convivenza comunitaria, al Forteto, su persone segnate da traumi o disagi psicologici.

Il Forteto,
Frazione Riconi 16, Dicomano (FI)
Tel. 0558.448376
E-mail posta@forteto.it
Sito internet www.forteto.it

mercoledì 21 gennaio 2009

CONACREIS: breve presentazione di un provvidenziale network post-moderno.

Riporto di seguito la presentazione del Coordinamento dei Centri di Ricerca Etica Interiore e Spirituale, gentilmente preparata, per questo blog-magazine, dal presidente damanhuriano Elfo Frassino.
VivereAltrimenti resta naturalmente aperto ad altri contributi ed aggiornamenti dalla segreteria del CONACREIS con cui sarà felice di trovare nuovi margini di collaborazione.


Il Coordinamento Nazionale Associazioni e Comunita di Ricerca Etica, Interiore e Spirituale é un'associazione a carattere nazionale che opera nell'ambito della promozione sociale.
In questi anni in cui sta finendo un’epoca e sempre più forte è l'esigenza di una società equilibrata e giusta, in cui il rispetto degli altri e del pianeta siano valori imprescindibili, Conacreis si propone come punto di incontro di tutti coloro - singoli, gruppi o comunità - che operano nell'ambito della ricerca interiore e delle discipline olistiche. Le persone ed i gruppi animati da forti ideali di servizio etici e spirituali sono i protagonisti di una nuova cultura e di una nuova pratica, che propone risposte e strategie per una nuova visione dell'integrazione, del rispetto e della crescita degli esseri umani, in cui ragione e sensibilità trovano un nuovo punto d'incontro. Con questi obiettivi, Conacreis si fa promotore di iniziative concrete, che valorizzino la conoscenza dello straordinario patrimonio di esperienze ed opportunità di utilità sociale, costituito dal variegato mondo associativo della ricerca etica, interiore e spirituale.

Due parole di storia
Il progetto Conacreis muove i suoi primi passi intorno alla metà degli anni ’90 e si costituisce come associazione nel 1998. Nei suoi primi anni di vita l'attività dell'Associazione é stata prevalentemente centrata sull'obiettivo del riconoscimento civile dell'identita e del valore della ricerca etica e spirituale. Dopo anni di lavoro questo obiettivo primario é stato raggiunto: le associazioni di ricerca etica e spirituale possono entrare a pieno titolo e con la loro specificità all'interno della nuova legge che va a regolare le associazioni di promozione sociale: la legge 383/2000.

Le Attivita prevalenti dell'Associazione Nazionale CO.N.A.C.R.E.I.S. sono:

•Rapporto armonico uomo-ambiente, salvaguardia della natura, educazione ambientale;
•Benessere ed equilibrio psico-fisico-spirituale, formazione, scuola olistica nazionale;
•Cultura, eventi, convegni, festival, convivenza etica e civile, nuova socialità, diritti, formazione, emarginazione e disagio.

La dimensione associativa alla fine del 2008 si compone di oltre 120 associazioni presenti in 16 regioni d'Italia, con una base associativa di circa 15.000 soci.
CO.N.A.C.R.E.I.S. fornisce consulenze e primo aiuto nella costituzione di un’associazione, corsi di formazione per la gestione amministrativa, supporto tecnico e legale, possibilità di aggiornamenti periodici. Tutti i soci usufruiscono di un sistema di copertura assicurativa convenzionata ed è disponibile una polizza specifica per la tutela legale degli operatori olistici.

Ambiente e ricerca etica
Fin dalla sua costituzione, il Conacreis ha posto le questioni ambientali al centro del suo progetto e delle sue attività. La visione è quella di un 'ecologia dell'individuo - del corpo, della mente e dello spirito - finalizzata all'ecologia dell'Ambiente nella sua interezza. Nell'idea di Lucia D'Arbitrio, fondatrice del Conacreis, le Associazioni di ricerca etica ed interiore posso attivamente svolgere un ruolo di "sensori e sentinelle" dell'Ambiente, perché costituite da persone attente, sensibili ed interessate al rapporto tra socialità e risorse naturali di un preciso territorio. Con queste premesse, molti dei comportamenti e delle sensibilità propri del mondo associativo Conacreis si traducono in opportunità di educazione ambientale. L'idea di educazione ambientale è in questo caso declinata come la capacità di innovare i comportamenti rivolti all'ambiente, rileggendo il rapporto tra questo e gli esseri umani in maniera alternativa alla cultura dei consumi ed in un'accezione olistica.
Alcune attività sono rivolte ai minori, anche in collaborazione con strutture scolastiche. Altre iniziative uniscono le finalità didattiche agli aspetti artistici e culturali, anche in ambito musicale. Una parte consistente del parterre associativo Conacreis è formato da ecovillaggi e comunità intenzionali, che nella pratica quotidiana mettono a frutto competenze utili alla società tutta. Sono molteplici le ricadute di questo patrimonio esperienziale, sotto forma di best practices, ma anche come occasioni di risparmio per la collettività.
A titolo non esaustivo questo riguarda la salute e la prevenzione sanitaria, l'educazione dei minori, la prevenzione del disagio sociale e delle così dette "nuove povertà", il recupero di territori marginalizzati, la tutela della biodiversità e dei prodotti tipici, la prevenzione del dissesto idrogeologico e molto altro ancora. Conacreis collabora con il Rive, la Rete Italiana dei Villaggi Ecologici, ad iniziative comuni volte a promuovere la conoscenza dei modelli sociali eco-compatibili ed a una proposta di legge, nazionale ed europea, che riconosca lo status giuridico di comunità intenzionali ed ecovillaggi.
Conacreis sta anche costruendo una Rete Etica che, principalmente tramite il web, favorisca il collegamento diretto tra consumatori responsabili e produttori, che condividono con i loro clienti l'eticità del proprio lavoro e dei beni venduti. La Rete aggrega non soltanto produttori biologici, ma anche fornitori di servizi e professionisti, con particolare attenzione ai settori della sostenibilità e della energie rinnovabili. Conacreis aiuta le associazioni aderenti ed i soci che lo desiderano a costituirsi come Gruppo di Acquisto Solidale.

Benessere e cultura olistica
La salute come atto preventivo nasce dal territorio, dall’alimentazione, dalla relazione con il proprio immaginario soggettivo. L’uomo è un mammifero gregario, nasce per cercare qualcuno con cui relazionarsi: bisogna lavorare per prevenire, pensando che l’essere umano non è un individuo, è un gruppo, pensando che la salute non è un concetto singolo ma un concetto collettivo.
Con questa premessa, la pratica e l'utilizzo delle discipline bionaturali, od olistiche, atte ad un armonico sviluppo fisico, mentale ed interiore, costituiscono un importante compendio ad una migliore qualità della vita. L'obiettivo non tanto quello di aiutare le persone a stare meglio, ma di aiutarle ad essere maggiormente consapevoli di se, mettendo al centro del processo di miglioramento della società, il cambiamento della coscienza degli individui. "Sono definite discipline bionaturali le pratiche che stimolano le risorse naturali dell’individuo e sono mirate al benessere, alla difesa e al ripristino delle migliori condizioni della persona, alla rimozione degli stati di disagio psicofisico e quindi volte a generare una migliore qualità della vita. Le discipline bionaturali hanno inoltre le finalità di favorire la piena e consapevole assunzione di responsabilità di ciascun individuo in relazione al proprio stile di vita, e di stimolare le risorse vitali della persona, intesa come unità totale e indivisibile". Sotto la generica definizione di pratiche bionaturali od olistiche si raccoglie un elenco aperto di diverse centinaia di tecniche e discipline, tradizionali come innovative. L'attenzione è rivolta anche all'educazione ad un'alimentazione responsabile e vegetariana ed alla pratica del naturismo. L'utilità sociale di queste esperienze si esplica attraverso una preziosa opera di prevenzione, che si traduce in un risparmio tangibile per la spesa pubblica per quanto concerne i costi per l'assistenza sanitaria ed ospedaliera. La qualità della vita e la pratica di stili di vita armonici, previene in molti casi anche la necessità di ricorrere all'uso di farmaci, ad esempio antidepressivi e psicofarmaci, che i servizi sanitari erogano abitualmente. Dall'esperienza sviluppatasi nel circuito associativo Conacreis è nato il progetto SON, Scuola Olistica Nazionale, che si basa sulla necessità di instaurare un confronto tra le diverse scuole che da anni operano nei settori del benessere e della crescita del potenziale umano. Da questo incontro è nato un percorso formativo che unisce il meglio di ciascuna scuola e che, al contempo, ne tutela l’utenza. E’ momento di crescita per gli istituti che sono nati lontani dagli atenei: ora devono avere riconoscimenti ufficiali che sono ottenibili attraverso l’adeguamento agli standard formativi di qualità. Conacreis opera in tal senso anche per ottenere il riconoscimento professionale degli operatori olistici.

Conacreis e sociale

Il progetto Conacreis si fonda sulla consapevolezza che le associazioni di ricerca etica, interiore e spirituale costituiscono nel loro complesso uno straordinario patrimonio di esperienze ed opportunità di utilità sociale. Questa ricchezza esperienziale si esprime in molteplici forme, di cui Ambiente e Benessere, costituiscono solo alcuni dei macro temi. Altri ambiti di applicazione sono messi al servizio della società, rivolgendosi a tutti i cittadini, compresi i così detti soggetti svantaggiati. Tra i primi beneficiari di questo impegno sul sociale ci sono le famiglie ed i formatori, per i quali è stato elaborato il progetto "Famiglie Consapevoli". Altri campi di applicazione riguardano le attività culturali, attraverso una vivace attività convegnistica e di iniziative legate all'arte.

Per informazioni: www.conacreis.it; segreteria@conacreis.it; telef. 0125 789773 ; fax 0125 789800.

lunedì 19 gennaio 2009

Il Dalai Lama ad Auroville.

In principio di settimana, sono felice di divulgare una comunicazione/invito, pervenuta da Auroville (www.auroville.org), in occasione della terza visita del Dalai Lama nella "città nella giungla".

Sua Santità il Dalai Lama — il nostro Patrono — si è reso disponibile per inaugurare il Padiglione della cultura tibetana, appena completato. Si terrà dunque una breve funzione la mattina del 20 gennaio 2009.
Nel pomeriggio, Sua Santità inviterà membri ed amici di Auroville ad una funzione pubblica dietro il padiglione. Il tema della sua conferenza sarà “l’unità umana e la responsabilità universale”.
Sua Santità il Dalai Lama ha visitato per la prima volta Pondicherry ed Auroville nel 1973. Il 17 gennaio ha incontrato la Mère nell’ashram di Sri Aurobindo. Il giorno dopo ha visitato l’area, allora ancora in costruzione, di Auroville.
Venti anni dopo, il 23 e 24 dicembre 1993, Sua Santità ha visitato una seconda volta Auroville per gettare le fondamenta del Padiglione della cultura tibetana.
Questa del 20 gennaio sarà la sua terza visita.
Nel dicembre 1989, Sua Santità il Dalai Lama è stato insignito del Premio Nobel per la pace. Questo evento straordinario ha impresso una nuova direzione alla sua vita. In occasione dell’accettazione del Premio, ha dichiarato che il suo massimo pensiero era per l’umanità tutta: “non ha importanza da quale parte del mondo si provenga; sostanzialmente siamo tutti, allo stesso modo, esseri umani. Tutti cerchiamo la felicità cercando di evitare la sofferenza. Abbiamo tutti gli stessi, essenziali, bisogni e preoccupazioni. Tutti noi esseri umani vogliamo la libertà ed il diritto ad auto-determinare il nostro destino, come individui e come popoli. Questa è la natura umana”.
Negli anni seguenti il suo concetto di “responsabilità universale” si è sviluppato ed è diventato il nucleo del suo pensiero politico. Ha ripetuto più volte che questo è il suo primo impegno in questa vita (i suoi due altri impegni sono, nell’ordine: il dialogo inter-religioso e la causa del Tibet).
Nel corso degli ultimi anni, ovunque Sua Santità vada, insegna che l’etica è l’unica via per salvare il pianeta dall’auto-distruzione. Questo vale non solo nei campi dell'ambiente, delle imprese, dell’amministrazione o dell’istruzione, ma in tutti i campi della vita. Per lui il rispetto dell’etica o dei valori umani significa che l’umanità dovrebbe essere, costantemente, al centro dei nostri pensieri. Questo è ciò che egli chiama “responsabilità universale”.

Appuntamento il 20 gennaio 2009 presso il Padiglione della cultura tibetana (vicino al Visitor’s Center) alle 14:30 pm. Per motivi di sicurezza, pubblico, ospiti e persone della stampa avranno un posto a sedere per le 14.00.
Non verranno ammessi: borse, telefoni cellulari e telecamere.

Grazie per la collaborazione

giovedì 15 gennaio 2009

La comunità della settimana: Dance the Life (Associazione Onlus di Volontariato Ambientale e Sociale).

La Sicilia, naturalisticamente parlando, è una terra di straordinaria bellezza e questo non può non stimolare la creazione di realtà comunitarie.
Tuttavia, è una dimensione, a livello politico-sociale, un po’ penalizzata rispetto a regioni come l’Umbria o la Toscana.
Ciò non toglie che esperienze significative vi abbiano trovato cittadinanza.
È stato il caso della storica comune di Piazza Armerina, in provincia di Enna, portata avanti per anni da Piero Naselli , discepolo di Bernardino Del Boca (fondatore del Villaggio Verde, presentato su questo sito).
A Lenzi, in provincia di Trapani, è stata celebre -ed in parte lo è ancora oggi- l’esperienza della comunità di recupero Saman, fondata da Mauro Rostagno che purtroppo ha pagato molto duramente la realizzazione del suo sogno .
Avvicinandoci ai giorni nostri, da circa 6 anni è stato fondato, in provincia di Siracusa, un piccolo ecovillaggio sui Monti Iblei, in un’area selvaggia a pochi chilometri dal mare.
Due valori portanti di questo esperimento -che prende il nome di Dance the Life (Associazione Onlus di Volontariato Ambientale e Sociale)- sono la diffusione del volontariato ed il rispetto per ogni forma di vita.
Sul fronte del volontariato, i membri di Dance the Life sono particolarmente attivi “con bambini e persone diversamente abili o disagiate usando come mezzo la clowneria, la giocoleria, tecniche teatrali, giochi, musica e quant’altro possa essere usato per entrare in contatto con gli altri in modo allegro, sorridente e gioioso”.
Il loro rispetto per ogni forma di vita si concreta in una dieta rigorosamente vegetariana, tendenzialmente vegan.
Viene inoltre particolarmente valorizzata, nell’ecovillaggio siciliano, l’organizzazione di campi internazionali, estivi, di volontariato, nel cui indotto finiscono anche molti proventi di altre iniziative (cene, conferenze, concerti ecc…).
I residenti sono 7 e ciascuno ha una propria dimensione professionale autonoma. Sono inoltre abbastanza “mobili”, con una vocazione internazionalista e cosmopolita per cui non sempre sono reperibili in loco. Allo stesso tempo tendono ad essere impegnati in una ricerca spirituale individuale e di gruppo, gestita dall’associazione The Way of Love (www.thewayoflove.it) che organizza seminari, meditazioni, incontri e condivisioni.
Infine, le persone coinvolte nell’esperienza di Dance the Life gestiscono un Gruppo di Acquisto Solidale vegetariano, acquistando prodotti dai piccoli coltivatori locali e preferendo alimenti non trattati e biologici.

Contrada Cugni - Noto (SR)
Tel. 3479176657
http://dancethelife.altervista.org/
associazionedancethelife@yahoo.it

martedì 13 gennaio 2009

C'era una volta un mistico nepalese.

Ho conosciuto Swaram a Kathmandu, nella sede dell’ambasciata Indiana. Eravamo lì a penare per ottenere il visto, io lo stavo chiedendo di un anno…un vero calvario. Swaram spiccava nella massa variopinta per l’intensità degli occhi celesti ed il mala (“rosario”) di Osho al collo. Finiamo per scambiare due chiacchiere. Lui allora viveva nella Osho Commune di Tapoban, appena fuori Kathmandu. Io ero stato in visita una volta, apprezzando la natura ubertosa e selvaggia della Nagarjun Forest, dove è immersa.
A Tapoban Swaram ha conosciuto Swami Arun, mistico nepalese ed intimo amico di Osho dal 1969, dunque prima che iniziasse l’avventura del celebre ashram di Poona. Di seguito una breve testimonianza di Swaram e la presentazione di un prossimo campo di meditazione tenuto da Swami Arun in Italia.
Per sapere qualcosa di piu’ su Osho segnalo il sito www.oshoamici.it ed il post di questo blog Da Bakunin ad Osho Rajneesh: l’alternativa comunitaria.


Ho avuto la fortuna di partecipare a un campo di meditazione con Sw. Arun nel 2007
e per la prima volta nella mia vita ho avuto un assaggio di cosa è la MEDITAZIONE.
Sw. Arun mi ha spronato a praticare la meditazione con costanza e, grazie alla sua ispirazione, la mia vita è trasformata.
Ho passato un anno nella sua comune in Nepal (www.tapoban.com), dove ho vissuto la magia del buddhafield e sperimentato un modello di vita basato sulla meditazione, il cuore, la risata, l'armonia e la pace.
Sw. Arun conduce campi di meditazione dove si possono sperimentare varie tecniche di meditazione, tutte create da Osho, seguendo lo stile dei primi campi di meditazione condotti personalmente dal maestro indiano, tra la fine degli anni '60 e i primi anni '70.
Sw. Arun lavora tramite il chakra del cuore, canalizzando energia cosmica come medium di Osho e altri Maestri illuminati.
Attraverso questo elemento divino, possono accadere spontaneamente e naturalmente profonde catarsi (con immensi effetti terapeutici), apertura del cuore, sensazioni di immensa gratitudine, bagliori di silenzio e meditazione.

A chi si rivolge:
Il campo di meditazione è aperto a tutti, vecchi sannyasins, amanti di Osho, ricercatori spirituali e tutte le persone interessate alla meditazione.
E' un'occasione imperdibile per incontrare un autentico mistico che ha dedicato tutta la sua vita allo sviluppo della consapevolezza e alla crescita spirituale secondo gli insegnamenti di Osho e sta viaggiando in tutto il mondo per diffondere la pratica della meditazione.

Per info e prenotazioni:
Per informazioni su Swami Anand Arun vedere il sito www.tapoban.com.
Peri info sui campi di meditazione e Swami Anand Arun
francescosaverio.gatti@gmail.com (Swaram).

Date e luoghi:
Grosseto 17-20 Aprile (dalle 18 di venerdì alle 18 di domenica).
Osho Chandana Rakkasa Meditation Centre
Podere La Magia Montemassi (Grosseto)
Tel 0564.579625
osholamagia2001@yahoo.it

Costo 170 € (vitto, alloggio e tutte le attività di meditazione).

Roma 23-26 Aprile (dalle 18 di giovedì alle 18 di domenica).
Incontro di luce Associazione Culturale
Faleria (VT)
Tel 339.5770826
www.incontrodiluce.org
info@incontrodiluce.org

Costo 210 € (vitto, alloggio e tutte le attività di meditazione).

martedì 6 gennaio 2009

La comunita' della settimana: Fattoria Macinarsi.

Il proprietario della fattoria è Antonio, un ragazzo originario di Milano che da oltre dieci anni si è trasferito in questa nicchia di campagna emiliana, vivendo con gli introiti dell’attività agricola Ha un piccolo allevamento di bovini, equini, ovini e caprini, coltiva, con modalità biologiche, cereali, foraggio e fragole e, per consumo domestico-comunitario, può contare su ortaggi, carne e uova di animali da cortile ed i prodotti apistici di sette alveari. Faccio un primo sopralluogo a Macinarsi nel settembre del 2003 ed ha come esito un articolo su AAM Terra Nuova: Guarire in campagna. Nella fattoria è infatti attivo un progetto-pilota, in convenzione con la ASL parmense, di accoglienza di persone con disagi psicologici. La metodologia è semplice e poco strutturata: coinvolgerle nella vita lavorativa della campagna e stimolarle a concorrere a creare, in fattoria, un caldo habitat comunitario. Al momento sono due le persone “in trattamento antipsichiatrico” ed hanno tra i 40 ed i 50 anni. I risultati ottenuti da Antonio da qualche anno a questa parte -stando a quanto dicono i medici che seguono, “sullo sfondo”, il progetto- sono davvero sorprendenti. La proprietà della fattoria si estende su circa 72 ettari e conta 4 strutture abitative, costruite in “sasso locale”, di cui una sola è attualmente abitata. Le altre sono in via di ristrutturazione per futuri ed ambiziosi progetti. Al momento vivono stabilmente a Macinarsi cinque adulti (Antonio, la mamma -purtroppo gravemente malata-, Ioanna che la assiste giorno e notte ed i due ospiti in convenzione) ma ci sono sempre una o due persone in più che si fermano più o meno a lungo. La fattoria ha le potenzialità per accogliere altre due coppie, con l’idea che almeno un membro di ciascuna si dedichi alle attività produttive del posto. Un obiettivo di Antonio, infatti, è quello di allargare l’attuale nucleo comunitario. I requisiti richiesti agli eventuali aspiranti neo-comunitari sono un minimo di esperienza di vita comunitaria in campagna e la disponibilità a vivere un periodo di prova di almeno un anno e mezzo. Antonio è anche propenso ad integrare nuove attività nella vita della fattoria ed è particolarmente motivato ad incrementare l’accoglienza psichiatrica. Un obiettivo portante di Macinarsi infatti -al pari di altre esperienze comunitarie come Il Forteto in Italia e l’ecovillaggio antroposofico di Hertha, in Danimarca- è promuovere un’esperienza di vita in comune tra persone più o meno sane ed altre con disagio. L’impostazione della fattoria-comunità è piuttosto essenziale; Antonio ha uno spirito che definirei di “francescanesimo libertario”. In cucina campeggia, sul ripiano di una credenza in legno tappezzata di foto e manifestini, la guida-mattone al “consumo critico” ed è una delle regole cui dovrebbero cercare di attenersi anche gli ospiti quella di “consumare criticamente”, accanto ad una certa parsimonia nel consumo dell’acqua e un po’ di tutto il resto. In casa sono diverse le sopravvivenze degli anni ’60 e ’70: le maioliche del bagno, i mobili, i vecchi interruttori, fino ad una caffettiera -da sei- con fiori gialli dipinti su sfondo rosso, classe 1971. La vocazione tendenzialmente “pauperista” non compromette, tuttavia, un orientamento che valorizza, cautamente, ciò che “di buono” offre il contemporaneo. Nel piccolo soggiorno non mancano TV, stereo, DVD e postazione-informatica con annesso modem ADSL. Niente eccessi, dunque, nemmeno ideologici e costante valorizzazione del buon senso. A Macinarsi né la dimensione economica né quella organizzativa sono formalizzate. Ciascun membro della fattoria ha una propria economia individuale (Antonio è imprenditore agricolo, la mamma pensionata, Ioanna è regolarmente stipendiata ed i due ospiti in convenzione usufruiscono di borse-lavoro) mentre le spese comuni escono dal reddito della fattoria. Da un punto di vista organizzativo ci si accorda sulla distribuzione degli incarichi in maniera del tutto naturale ed il problema di come gestire la vita quotidiana della fattoria sembra non porsi proprio. La fluidità è una delle caratteristiche apprezzabili di questo posto, in cui convivono comodamente rilassatezza ed efficienza.

Fattoria Macinarsi
Localita’ S.Martino 6, 43043 Borgo Val di Taro (PR)
Tel. 0525.99648
E-mail fattoriamacinarsi@hotmail.com